Lovers go Around

|| English Contryside ||

C’è un posto che io chiamo HOME dove non ero nata e non mi conosce nessuno. Ogni tanto parlo con la ragazza del negozietto e mi racconta dei nuovi smalti che sono arrivati, mentre io cerco di pagare il latte il più veloce possibile per nascondere il fatto che mangio le unghie. E’ un posto sperduto, pittoresco, fermo. Non succede niente. Ed eventualmente se qualcosa dovesse succedere, è di un’altra vita, in un altro tempo. Mio padre mi chiama dal giardino. C’è un emergenza. Ha trovato una talpa scorrazzare nell’orto. Già mia mamma è costretta a uscire la notte a combattere le lumacone al chiaro di luna, non abbiamo spazio per una talpa tra le carote. A me è stato assegnato il compito di trovarle una nuova casa così la metto in un secchio e andiamo al parco. Intanto mi viene in mente che non ho mai visto una talpa e sono più piccole di quanto mi aspettassi. Il stesso giorno, ho assistito a una grande disputa al pub. Un brutto anatroccolo ha perso la mamma (o magari la mamma ha perso lui), e ha bisogno anche lui di una nuova casa. C’e’ un stagno perfetto qui con già due residenti che “quaquano” nell’acqua. Ma qualcuno sa se le papere mangiano anatroccoli persi? Purtroppo dopo due medie non avevano ancora risolto e non saprò mai la risposta.  Poi c’era la volta che il mio padre ha perso la sua bussola…

Aparte queste dramme locale, rimango spesso con poco da fare. Ma come dice sempre il mio padre, con una frase che sembrerebbe richiamare la sua gioventù dissoluta in America, se non fossi cresciuto in una fattoria in Galles, “You gotta chill out maaaaaaaan.” Ok Dad. E poi dal nulla si può dimenticare il fatto che qui la gente ti guarda un po’ strana e che in realtà hai più amici animali che umani. A Cambridge (uno degli altri posti che chiamo home) ricordo che le campanule spuntavano fuori dai prati dell’ università come tante idee, ma qui fanno una vera moquette che copre il bosco intero e induce sempre più là sotto gli alberi dove ti aspettano le vecchie miniere e le cave,  dove si possono vedere di sfuggita i cervi che scappano, i segni dei cinghiali che sguazzano nel fango, e quella grotta buia dove la sorellina non vuole mai entrare. Io annuso fiori di aglio e Ben cerca di mangiare i conigli (Ben è il cane) . Poi c’è l’estuario dove a bassa marea si raggiunge quasi il luogo di un antico naufragio. E se non bastasse, c’è il ponte che porta dall’Inghilterra al Galles e mille zii pazzi che ti riempono di torte e tazze di tè caldo. Alla fine, se le mie altre case devono essere Londra e Milano, dove la parola d’ordine è decisamente eccesso, meno male che esiste questo rifugio dove fare rehab con  gli animali.

God save the English Countryside.

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Ah, si chiama Blakeney questa quarta casa.

With Love(rs)

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